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Gerardo's personal site

Gerardo con le varianti Gherardo e Geraldo è diffuso in tutta Italia.

Nella forma Gerardo è accentrato soprattutto in Campania e Lucania perché riflette il culto di uno dei santi più popolari in quella zona, San Gerardo Maiella, vissuto nel XVIII secolo e molto venerato nel sud come protettore delle partorienti. Viene festeggiato il 16 ottobre.
Ma altri due santi italiani portano questo nome.
Uno è San Gerardo vescovo di Potenza, ricordato il 30 ottobre.
L'altro è San Gerardo Tintori di Monza, la cui festa si celebra il 6 giugno a Monza con una popolare «sagra delle ciliege» in ricordo di un celebre miracolo del santo: si racconta che San Gerardo, volendo trascorrere la notte in preghiera nella basilica di San Giovanni Battista di Monza, promise ai sagrestani un cesto pieno di ciliege nonostante fosse dicembre. Il miracolo si compì ed è ricordato in un affresco della basilica.
Geraldo, è invece tipico della Toscana. L’onomastico si può festeggiare, ad esempio, il 6 febbraio, quando si ricorda San Geraldo, vescovo di Ostia nell' XI secolo.
Quanto a Gherardo, è frequente soprattutto nel centro-nord, compresa la Toscana, e festeggia l'onomastico il 16 novembre quando si ricorda il beato Gherardo di Serradeconti.

Tutti questi nomi hanno un'origine germanica. Gherardo e Geraldo derivano da un nome composto da gaira, lancia e da hardhu, forte, valoroso, sicché significano «forte, valoroso con la lancia».
Gerardo, con la «gí» dolce, è di derivazione francese, simile infatti a Gérard. Invece Geraldo e Giraldo derivano da un nome germanico Gairowald che era formato con lo stesso primo elemento dei precedenti, gaira, ovvero «lancia», mentre il secondo è walda, che significa «colui che domina, colui che ha potere». Sicché Geraldo e Giraldo sono «chi ha potere con la lancia».

Nel femminile Gerarda, Giralda e Gherarda sono rarissime mentre sono abbastanza diffusi i diminutivi Gerardina, Geraldina e Geraldine.

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Gerardo

Davide's personal site

Fra i nomi in ascesa nei registri anagrafici vi è Davide, non certo per motivi religiosi ma perché da qualche decennio a questa parte i nomi dell'Antico e del Nuovo Testamento sono stati adottati dai genitori delle nuove generazioni. E c'è una spiegazione: la progressiva egemonia linguistica e culturale del mondo anglosassone dove si usa chiamare i figli con nomi biblici.
Davide, come si ricorderà, è uno dei grandi protagonisti dell'Antico Testamento, il vincitore del gigante Golia che egli uccise con una fionda determinando la sconfitta dei Filistei. Quella miracolosa vittoria suscitò un tale entusiasmo in Israele che le donne cantavano: "Saul ha ucciso i suoi mille, David i suoi diecimila". Re Saul ne era così invidioso che tentò per ben due volte di ucciderlo con la lancia. Morto Saul, Davide divenne re d'Israele. A lui si è attribuito Il libro dei Salmi, uno dei più intensi della Bibbia.
Dawid si diceva in ebraico e significava "amato da Dio". Fu tradotto nel greco Dauìd e poi nel latino David, che restò identico in inglese francese, tedesco, russo e spagnolo mentre in italiano si è trasformato generalmente in Davide; ma in Toscana è frequente anche la forma tronca forse per l'influsso della numerosa comunità inglese che vi si è trasferita fin dall'Ottocento. L'onomastico cade il 29 dicembre, festa del profeta Davide, che la Chiesa venera come santo insieme con tutti gli altri profeti dell'Antico Testamento. Alla sua vita si sono ispirati pittori e scultori che lo hanno raffigurato di solito nell'atto di scagliare la fionda contro Golia, oppure come suonatore di cetra mentre canta i suoi salmi al Signore.
Lo hanno celebrato anche romanzieri, tragediografi, musicisti, da David Herbert Lawrence a Darius Milhaud, da Wolfang Amadeus Mozart a Vittorio Alfieri che gli dedicò bellissimi versi. Nell'Ottocento e nel primo Novecento divenne popolare anche un altro Davide, David Copperfield, il protagonista dell'omonimo romanzo di Charles Dickens che ha fatto piangere milioni di ragazzi con la storia di un bimbo perseguitato dal padrino.

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Davide

Vanessa's personal site

Nel 1726 lo scrittore Jonathan Swift, l'autore dei celebri Viaggi di Gulliver, pubblicò un poemetto autobiografico, Cadenus and Vanessa, dove adombrava nei due personaggi se stesso e la sua amante Ester, raccontando la storia del loro amore in tono semiserio.
Era la prima volta che il nome di una farfalla veniva dato a una donna: la "Vanessa" è, infatti, un genere di farfalle che comprende le forme più vistose e più note dei nostri climi. Hanno delle grandi ali frastagliate dai colori vivacissimi.
Sicché Vanessa è un nome molto bello per una donna, ma anche impegnativo perché deve essere "vistosa" per meritarlo.
Fino agli anni Cinquanta Vanessa era rarissimo nel nostro Paese, portato da qualche inglese di quelle famiglie che si erano trasferite in Toscana.
Non una donna ma la farfalla aveva cantato invece un poeta all'inizio del Novecento, Guido Gozzano, nel suo poemetto incompiuto su Le farfalle.

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Thomas' personal site

Forse qualche genitore ha voluto chiamare il suo bimbo Tommaso sperando che diventi un filosofo e un teologo come San Tommaso d'Aquino, la cui festa cade il 18 gennaio.
E, mentre aspetta di diventarlo, certamente a scuola o in famiglia qualcuno gli dirà prima o poi: "Sei come San Tommaso che non crede se non ci mette il naso!".
Quello era invece San Tommaso apostolo, festeggiato il 3 luglio, che prima di credere alla Resurrezione del Cristo, che era apparso agli altri apostoli in sua assenza, esclamò: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mano nel suo costato, non crederò!".
Grazie a questi e altri santi il nome si è diffuso fin dal primo Medioevo. Deriva dall'aramaico To'ma, che significava letteralmente "gemello di un fratello non noto".
Venne tradotto nel greco Thomás e nel latino
Thómas che si trasformò successivamente in Thomàsus.
Molti sono i personaggi che si sono chiamati cosi: per esempio il beato Tommaso da Celano, che scrisse la prima vita di San Francesco; Tommaso Becket, l'arcivescovo di Canterbury, fatto uccidere da Enrico III e sul quale Eliot scrisse uno dei suoi drammi più celebri, Assassinio nella cattedrale; Tommaso Moro decapitato da Enrico VIII, perché non aveva aderito allo scisma dalla Chiesa cattolica e diventato per ciò santo: in suo onore Silvio Pellico compose una tragedia .
Anche il popolare Masaniello napoletano si chiamava Tommaso, anzi Tomaso Aniello, con una sola "emme". Fra gli artisti Masolino da Panicale e il Masaccio, il cui vero nome era Tommaso Guidi; e fra gli scrittori contemporanei Thomas Mann e in Italia Tommaso Landolfi.
Oggi molti genitori, seguendo la moda dei nomi dell'Antico e del Nuovo Testamento, han riscoperto Tommaso, anzi Tomaso con una sola "emme" perché sembra loro più aristocratico: e si sa che i borghesi gentiluomini, che ancora non si sono abituati al troppo denaro guadagnato rapidamente, si sentono più aristocratici degli aristocratici.

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